ANDREA ROSSETTI
Colore acrilico steso alternando la corposità di campiture cariche della delicatezza di superfici dipinte per velature, stesure sovrapposte a creare irrealistici piani prospettici delineati da contorni ben precisi e sottili filigrane. Sono i tratti immediatamente riconoscibili di una cifra pittorica ben più complessa, che pretende d’essere indagata a fondo per non ricadere nel contemporaneo narcisismo estetico: è la cifra di Marina Carboni.
Forte delle proprie idee in campo artistico, la Carboni colpisce alle fondamenta i sedimentati (e per certi versi manierati)principi pittorici: sfumature e passaggi cromatici abbandonano qualsiasi effetto tenue/digradante per diventare cesure nette, frapposizioni di molteplici e variabili sagome materiate con gli acrilici attingendo alla geometria coerente del cerchio, così come all’irregolarità imprevedibile di forme non razionalmente definite e definibili, paradossalmente informali. Alternanze e giustapposizioni cromatiche che nei lavori della Carboni non rappresentano mai un divertissement pittorico, non peccano indugiando nella leziosità cromaticamente facile e compiacente ma al contrario seguono l’istanza di un pensiero pittorico ben incuneato nell’agire pratico e fattivo, ponendo le basi di una maieutica visiva in cui l’immagine stessa, quale presenza inevitabilmente pregressa, assume l’aspetto di “sostanza” a se stante spontaneamente emergente dal compartecipativo agglomerarsi di piatte strutturazioni messo insieme dall’artista; è in quest’ordine che piccole abitazioni, inconsapevoli protagoniste di paesaggi immaginifici, si stagliano sinuose su asperità dalla pura essenza coloristica, su terreni privi di realistica portanza, insieme d’incertezza statica che inducono senza mezzi termini verso una surrealità spinta al limite della percezione ottica. Un dogma, quello perseguito dalla Carboni, principio costitutivo che porta con sé anche l’etereo manifestarsi di volti, personaggi di un’umanità incorporea prima che irreale; spettacolo del colore come forma unica d’immagine, evocazione figurato-sensibile che scardina qualunque clichè artistico fondando nuove possibilità visive all’interno di una mimetica matrice astratto-informale.