PIERO CADEMARTORI
Onda dopo onda, il mare ricrea il ciclo della vita, in un cerchio che si apre e richiude per svelare il senso dell’esistenza, racchiudendo in sé e facendo espandere, al contempo, quanto la vita terracquea trattiene e dissipa, ingloba e comunica, ripiega e riflette. La pittura di Marina Carboni contiene un forte germoglio di vita che si trasforma, si trasmuta da segno ad acqua, da onda a tratto, che nasconde e ci svela il nostro vivere, a volte intimo e raccolto, a volte esploso nel colore.
L’eterno ritorno della vita si conforma a un cerchio che vela e ritrae, occhio che pone in risalto i particolari ma anche sottile palpebra che cela.
Il colore si muove sulla grande tela, ondeggia alla ricerca di forme e trova nel cerchio – velo/vela – approdo e senso, incanto e disincanto, aggiunta e sottrazione, per lasciare allo sguardo la possibilità di attraversare il dipinto e trovare, tra le onde del colore, una nitida espressione di vita.
Marina Carboni coglie dal reale ciò che si impone alla sua attenzione d’artista e lo trasforma in un segno che ondeggia sotto il colpo preciso del pennello, a segnare l’instabilità della vita, quanto la ferma qualità dell’opera che si fa invenzione, immaginazione, arte.
La Signora del Mare, fatta di colori, fluttua e si trasforma in creatura da sogno quando le forme-pesce muovono e increspano il segno; il tipico paese marino ligure viene circondato dal cerchio-lente che ce ne mostra i contorni, forse il precario crinale tra bellezza e temperie; il mare urla il dolore di chi perde la vita attraversandolo ma il sangue non si perde nel fondo dell’acqua, sale sulle case, arriva sino a noi, ci inonda col suo terribile carico di sofferenza. L’artista non vuole vederci solo spettatori dei suoi quadri ma ci interroga nel profondo, segno e colore sono il passaggio tra la mano capace che dipinge e lo sguardo di chi ammira, quasi ascolta, quanto l’artista sa e vuole esprimere.
Tecnica che lambisce il nostro vivere, quella di Marina Carboni, che attrae l’osservatore e lo riempie, delinea e inonda, placa l’occhio e sobilla l’animo. Il mare, incessante nel suo moto che crea la vita, si traveste di colore e ci pone di fronte alla forza creativa dell’artista, all’immagine che si forma dentro di noi e ci chiede di restare, ancora, a riflettere sul nostro tempo, sul battito del mare, sulle onde che mai si placano e sempre ritornano.
ALFREDO PASOLINO
“Rapita da sovrapposizioni velate del colore mitico e dell’ascolto di auree solitudini dei ricordi di esordio trascesi a squilli sonori di irruzione al sogno visionario”.
E’ davvero trascinante (imperdibilmente rapinosa di soavi meraviglie del sogno mitico), questa carellata di opere percorribili sulla filiera di graduale stesura gestuale e di sviluppo metafisico cronologico. Tono su tono per una sinfonia di stati d’animo di empatia intimista, per una creatività rapinosa da seguire con attenzione emotiva, l’affioramento emulsivo subconscio richiamato in piani di meditazione Simbolista capace di accedere a sensazioni dell’immaginario curiosissimo, rivelando tratti di smagliante gestualità imparentabile ad una riaffiorante neo-rinascimentale pellicola degli archetipi profondi, della bellezza- verità.
MELINA SCALISE
Esiste un momento topico della storia dell’umanità e della nostra cultura che ha contraddistinto tutto il Novecento: la scoperta dell’inconscio e l’invenzione della psicoanalisi.